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KATHY RYAN – 7/3/2013, 6:36 P.M., “ THE NEW YORK TIMES” – © KATHY RYAN
KATHY RYAN

OFFICE ROMANCE

«Tutto è cominciato un pomeriggio quando ho visto una saetta di luce lungo le scale del “New York Times Magazine”. Allora, ho preso il mio iPhone e ho scattato una foto. E poi ho cominciato a vedere immagini di continuo, il mio ufficio era pieno di incredibile bellezza e poesia. (…) La mia postazione è orientata verso est e di primo mattino è inondata di luce, una luce particolare e intensa.(…) In realtà non vi avevo fatto molto caso all’inizio quando ci siamo trasferiti nella nuova sede progettata da Renzo Piano. Sono una creatura abitudinaria e amavo il vecchio e scabro palazzo del Times e tutta quella confusione. (…) Il nuovo edificio mi sembrava troppo nuovo, troppo pulito ed essenziale. Ma da quando mi sono messa a fotografarlo, me ne sono innamorata perdutamente».

Kathy Ryan non è una fotografa, piuttosto una benefattrice della categoria. Da circa trent’anni porta avanti una delle più intelligenti politiche di committenza fotografica sulle pagine del «New York Times Magazine» di cui è a capo del servizio fotografico.
Dai ritratti hollywoodiani ai terremoti, dallo sport ai fenomeni sociali, il suo raggio d’azione copre potenzialmente tutta l’attualità, ma con la distanza propria della rivista settimanale. Ricorre ai migliori reporter, ai più grandi fotografi concettuali e ai ritrattisti più famosi.

François Hébel

Sede della mostra

Istituzione Bologna Musei
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34

Nel suo modo di realizzare le foto non vi è traccia di presunzione, solo il divertimento di postarle su Instagram.
I tantissimi “I like” che le tornano indietro la incoraggiano e in una giornata già frenetica, passata da una riunione all’altra per far fronte alle continue variazioni del sommario del giornale o delle impostazioni da dare agli articoli, riesce a inventarsi questi momenti di pausa immagine.
Il risultato, fatto di moquette, di ritratti furtivi di colleghi, di ombre proiettate, di post-it e di mazzi di fiori, è di una tale poesia, serenità e sorprendente varietà, da rappresentare un emozionante viaggio nella vita d’ufficio.

Se quello di Kathy Ryan è un occhio esperto, suo malgrado, la stessa suggestione sarebbe potuta essere declinata in qualunque azienda di servizi, come una banca, una compagnia di assicurazioni, uno studio di ingegneria… Una sorta di block-notes fotografico, uno dei primi fenomeni realmente interessanti della diffusione dei dispositivi fotografici nei cellulari, che promette molte sorprese per il futuro, adesso che ormai siamo tutti fotografi.

La mostra è corredata di stampe, proiezioni e una grande striscia digitale sulla falsariga di quella del «New York Times» a Times Square, che indica l’orario frenetico di una giornata lavorativa di Kathy Ryan.

François Hébel

Sede della mostra

Istituzione Bologna Musei
Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34

È ospitato nell’affascinante contesto architettonico del cinquecentesco Palazzo Sanguinetti prospiciente Strada Maggiore. Il Palazzo, donato alla città da Eleonora Sanguinetti nel 1986, è stato sottoposto ad un attento restauro per riportare all’originario splendore i ricchissimi affreschi interni che, realizzati tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, ne fanno uno degli esempi più alti del periodo napoleonico e neoclassico a Bologna. Le stanze sono decorate da Pelagio Pelagi, Serafino Barozzi, Vincenzo Martinelli, Antonio Basoli.