KATHY RYAN
LUCI E LUMINARIE, PARIGI, 1925 SOCIÉTÉ FRANÇAISE DE PHOTOGRAPHIE
Parigi, dicembre 1921. È la vigilia di Natale, un elefante aspira l’acqua da una cascata e innaffia un gruppo di scimmie nascoste tra le palme. La scena si svolge a Parigi, in rue de Rivoli. È un trionfo di neon colorati, opera dell’ingegnere fiorentino Jacopozzi.
L’uomo che contribuì a trasformare la Parigi degli anni venti nella Ville Lumière si era fatto conoscere per il suo progetto di illuminazione della “finta Parigi”, commissionato dallo Stato Maggiore francese durante la Prima guerra mondiale.
Le esperienze luminose di questo mago della luce seducono il fotografo francese Léon Gimpel.
Luce Lebart, curatrice della mostra
Sede della mostra
Museo di Palazzo Poggi
Via Zamboni, 33 – Bologna
Appassionato di luminarie, Gimpel utilizza l’autocromia, ossia il primo procedimento di fotografia a colori brevettato e commercializzato dai fratelli Lumière. La sua tecnica consiste nel sovrapporre due scatti diversi, uno effettuato al crepuscolo e l’altro in piena notte allo scopo di restituire l’atmosfera e l’illuminazione notturna in tutta la loro potenza.
Dall’insegna colorata alla pubblicità decorativa, l’industria dei giochi di luce prende le mosse dalle ricerche del chimico francese Georges Claude, inventore nel 1910 del tubo luminescente ad alto voltaggio (néon).
Luce Lebart, curatrice della mostra
Sede della mostra
Museo di Palazzo Poggi
Via Zamboni, 33 – Bologna
Parte del complesso architettonico dell’Università di Bologna, il cinquecentesco Palazzo Poggi ospita i laboratori e le collezioni dell’antico Istituto delle Scienze, prima istituzione scientifica pubblica dedicata alla ricerca e all’educazione. Nel Settecento luogo di assoluta avanguardia per gli studiosi europei, oggi è sede di una raccolta di spettacolari cere anatomiche oltre che del museo di Ulisse Aldrovandi, fondatore della storia naturale moderna. Le sale rappresentano uno degli esempi più importanti della pittura padana cinquecentesca.